domenica 24 gennaio 2010

Terremoto Haiti, il 24 gennaio raccolta straordinaria in tutte le chiese d'Italia indetta dalla Presidenza della CEI

L’immane tragedia che in queste ore ha colpito la popolazione di Haiti provocando decine di migliaia di morti chiama tutti alla solidarietà per venire incontro ai bisogni più immediati. Pertanto, raccogliendo l’accorato invito del Santo Padre, domenica 24 gennaio 2010 in tutte le chiese d’Italia si terrà una raccolta straordinaria indetta dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto nell’isola caraibica.

sabato 23 gennaio 2010

Haiti: ultime notizie


I was just to speak to Father Sergio Morotti (in the photo). He called me. Today the put the satelite in our property. The Italian contingent of volunteers will set up a Hospital in our Soccer Field.
There were no deaths nor physical injuries in our group. All the Fathers and Seminarians are doing well.
As far as the structures there was no major damage. Only the chapel suffered some damage. Schools are closed, and they do not know when they will resume. The seminarians were allowed to go home to visit their families. (segue versione italiana)

There are no commercial flights allowed to land in Port of Prince. We have to wait and see when they allowed them to resume.
The conversation was then interrupted.
Let thank God for protecting our Fathers and students and let us pray for those who have lost fathers and seminarians.
I invite you to continue your prayer so that hope will return in Haiti. We also appreciate any help that you may be able to give.
God Bless.
Father Matthew



Carissimi confratelli,

poco tempo fa' ho parlato con il P. Sergio Morotti (nella foto). Mi ha chiamato lui. Oggi ha messo il satellite nella nostra proprietà. Il contingente italiano allestirà l'ospedale nel campo di calcio della nostra casa.
Non ci sono stati morti né feriti nel nostro gruppo. Tutti i padri e i seminaristi stanno bene.
La nostre strutture non hanno subito gravi danni, eccetto che per la cappella, che ha avuto qualche lesione . Le scuole sono chiuse e non si sa quando ricominceranno. I seminaristi sono andati a trovare le loro famiglie.
Non ci sono ancora voli di linea per Haiti. Dobbiamo attendere...
A questo punto la conversazione con P. Sergio si è interrotta.
Ringraziamo il Signore che ha protetto la nostra comunità e preghiamo per coloro che hanno perso padri e seminaristi.
Vi invito a continuare nella preghiera i nostri fratelli affinché la speranza ritorni in Haiti. Vi ringraziamo per tutto l'aiuto che potrete darci.
Dio vi benedica,

P. Matteo Didoné, cs

giovedì 21 gennaio 2010

Lo straniero nella Bibbia

Ospitati e ospitanti
Tutti stranieri
Tornano ogni giorno alla ribalta, suscitando reazioni, interventi legislativi e sentimenti opposti.
Ma, chi è lo straniero? La sua identità ci è avulsa, ci sfiora o ci identifica?

Lo straniero, il diverso, sta diventando causa di scontro tra le istanze umanitarie e umaniste di ispirazione cristiana e
le istanze pragmatiche, dettate prevalentemente da paure e insicurezze sociali del mondo laico e del potere politico.
Per evidenziare quanto certe prese di posizione siano in contrasto con l’essenza del cristianesimo, è opportuno spolverare il significato teologico biblico dello straniero, non tanto per farne una esegesi quanto per confrontarlo con le problematiche attuali.
Si scoprirà che una delle figure bibliche più citate, più popolari è quella dello straniero. Con questa categoria la Bibbia istituisce un nuovo modo di pensare, una nuova conoscenza che mai come oggi è così necessaria per superare la crisi in atto.
Il primo personaggio definito come straniero nella Bibbia è Abramo, perché egli è colui che non ha una terra, e non l’avrà mai. Un personaggio molto simile ad Ulisse – figura significativa dell’epica greca – ma da cui si distingue in maniera quasi lapidaria. Ulisse è colui che parte per un lungo viaggio, che durerà quasi un’intera vita, per poi tornare allo stesso punto di partenza: la sua isola, la sua terra.
Ha quindi un ritorno al suo radicamento. Abramo, invece, parte e si dirige verso una terra che non sarà mai sua e che avrà sempre e solo lo statuto di terra data, nel senso di donata.
Straniero è colui che non può dire “questa lingua è mia, questa terra è mia, questa casa è mia”.
È colui che non ha un luogo in cui risiedere definitivamente.
Abramo si definisce ed è definito dalla Bibbia come straniero, ma nello stesso tempo come inquilino.
Lo straniero non ha terra e quindi rimane residente nella fattispecie di ospite. Abramo diviene quindi il simbolo/contraddizione dello straniero ospitato e ospitante.
Se punto fondamentale della Bibbia rimane la Torah e il fulcro della Torah è lo straniero, la norma fondante, il cuore dell’intera Bibbia sarebbe dunque lo straniero. Lo straniero – udite, udite – è parte essenziale del racconto di fondazione, ed in questo consiste l’unicità della Bibbia.
Ma c’è ancora un altro aspetto che contraddistingue il racconto biblico che non raccomanda solo l’ospitalità dello straniero – raccomandazione comune ad altre religioni – ma lo colloca al centro del suo racconto.
Israele nella Bibbia ha una funzione rappresentativa, non esclusiva, ciò vuol dire che “l’Israele straniero” rappresenta
a buon conto tutta la condizione umana. Insomma, il tanto vituperato straniero, nella Bibbia è quella parte dell’umanità che rappresenta l’umanità intera. Lo straniero è simbolo dell’alterità, è metafora dell’alterità dell’altro in quanto altro, ma è anche paradigma dell’umano ospitale.
Nel suo racconto di fondazione, Israele non ha di sè l’immagine di eroe ma di straniero.
Non è l’eroe pieno di forza e di potenza al modo del racconto di fondazione di Roma con Romolo e Remo, ma è lo schiavo, l’oppresso. La Bibbia non fa della forza o potenza il principio dell’umano. È proprio il paradigma della forza che va messa in discussione se si vuole salvare l’umanità e il mondo. Forse la politica se ne sta accorgendo.
Questo è importante. Lo straniero che è stato liberato deve a sua volta farsi liberatore amando lo straniero. Generalmente chi ha patito, chi è stato oggetto di violenza rischia di diventare egli stesso soggetto di violenza.
Ma anche in questo la Bibbia ci aiuta a non cadere in errore ed è qui, nella fantastica “biblioteca” della Bibbia, che possiamo attingere un ulteriore profondità: imitare o riprodurre il gesto fondatore di Dio, liberando gli stranieri come Lui, asciugando le lacrime come Lui e amando gratuitamente come Lui.
Nel Pentateuco il comandamento di amare lo straniero ricorre più di 30 volte.
Qui si entra nel cuore della Bibbia per la quale etica e diritto sono inscindibili e per la quale il diritto è mediazione
della giustizia. Un diritto che non fosse mediazione dell’attenzione al debole, all’ultimo e allo straniero, al povero
e alla vedova, sarebbe solo l’espressione della forza dei più forti e delle classi di volta in volta dominanti.
A voler ben guardare, che cos’è la globalizzazione in atto se non lo spazio, “mentale”, dove ognuno si scopre straniero all’altro? È proprio la globalizzazione che ci costringe a rimettere in discussione questo paradigma del possesso, secondo il filosofo Galimberti. Un teologo come Carmine De Sante in un recente saggio sullo straniero dice chiaramente “la Bibbia è il grande codice che rende possibile pensare il rapporto tra gli umani al di là del
modello della conquista e del possesso”. Se la terra appartiene a Dio, l’uomo può pensarsi solo come “straniero e inquilino”, cioè come ospite nel duplice senso di ospitato e ospitante. Tutta una serie di dichiarazioni e prese di posizione mettono oggi in serie difficoltà l’accoglienza degli stranieri come dei cosiddetti barboni. Bisognerebbe
ricordarsi, che ciascuno di noi è un “mendicante” nei confronti di Dio, e, in un certo senso, nei confronti del nostro
prossimo. Non possiamo dimenticare la nostra precarietà.
Un qualsiasi evento drammatico, come un terremoto o altro cataclisma, può renderci, da un momento all’altro, bisognosi degli altri. Una precarietà che può essere superata solo con la solidarietà reciproca.
Lo straniero, nei nostri luoghi comuni del pensare, richiama sentimenti o di indifferenza, o di ostilità, in quanto
minaccia alla nostra sicurezza personale o di gruppo. Ma per il racconto biblico, lo straniero, con il suo carico di povertà
e di bisogni, è un chiaro appello che ci provoca alla responsabilità assoluta e indeclinabile della sua accettazione.
Ermanno Caccia

risposta all'apello per Haiti

La comunità della MCI e la parrocchia hanno risposto all’appello della congregazione scalabriniana per Haiti. La parrocchia ha fatto un appello ai parrocchiani e le collette delle Messe di sabato 16 e domenica 17 sono state donate per questa finalità e con donazioni di offerenti, che chiedono di rimanere anonimi, sono stati inviati più di mille dollari americani.

martedì 19 gennaio 2010

Il Papa ricorda il Beato Scalabrini all'Angelus

In occasione della Giornata Mondiale delle Migrazioni 2010

Cari fratelli e sorelle!

Nell'odierna domenica si celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. La presenza della Chiesa a fianco di queste persone è stata costante nel tempo, raggiungendo traguardi singolari agli inizi del secolo scorso: basti pensare alle figure del beato vescovo Giovanni Battista Scalabrini e di santa Francesca Cabrini. Nel Messaggio inviato per l'occasione ho richiamato l'attenzione sui migranti e i rifugiati minorenni.

Gesù Cristo, che da neonato visse la drammatica esperienza del rifugiato a causa delle minacce di Erode, ai suoi discepoli insegna ad accogliere i bambini con grande rispetto e amore. Anche il bambino, infatti, qualunque sia la nazionalità e il colore della pelle, è da considerare prima di tutto e sempre come persona, immagine di Dio, da promuovere e tutelare contro ogni emarginazione e sfruttamento. In particolare, occorre porre ogni cura perché i minori che si trovano a vivere in un Paese straniero siano garantiti sul piano legislativo e soprattutto accompagnati negli innumerevoli problemi che devono affrontare. Mentre incoraggio vivamente le comunità cristiane e gli organismi che si impegnano a servizio dei minori migranti e rifugiati, esorto tutti a tenere viva la sensibilità educativa e culturale nei loro confronti, secondo l'autentico spirito evangelico.

Oggi pomeriggio, a quasi 24 anni dalla storica Visita del Venerabile Giovanni Paolo II, mi recherò alla grande Sinagoga di Roma, detta Tempio Maggiore, per incontrare la Comunità ebraica della Città e porre un'ulteriore tappa nel cammino di concordia e di amicizia tra Cattolici e Ebrei. Infatti, malgrado i problemi e le difficoltà, tra i credenti delle due Religioni si respira un clima di grande rispetto e di dialogo, a testimonianza di quanto i rapporti siano maturati e dell'impegno comune di valorizzare ciò che ci unisce: la fede nell'unico Dio, prima di tutto, ma anche la tutela della vita e della famiglia, l'aspirazione alla giustizia sociale ed alla pace.

Ricordo, infine, che domani si aprirà la tradizionale Settimana di preghiera per l'unità dei Cristiani. Ogni anno, essa costituisce, per quanti credono in Cristo, un tempo propizio per ravvivare lo spirito ecumenico, per incontrarsi, conoscersi, pregare e riflettere insieme. Il tema biblico, tratto dal Vangelo di san Luca, riecheggia le parole di Gesù risorto agli Apostoli: "Voi sarete testimoni di tutto ciò" (Lc 24,48). Il nostro annuncio del Vangelo di Cristo sarà tanto più credibile ed efficace quanto più saremo uniti nel suo amore, come veri fratelli. Invito pertanto le parrocchie, le comunità religiose, le associazioni e i movimenti ecclesiali a pregare incessantemente, in modo particolare durante le celebrazioni eucaristiche, per la piena unità dei cristiani.

Affidiamo queste tre intenzioni - i nostri fratelli Migranti e Rifugiati, il dialogo religioso con gli Ebrei e l'unità dei Cristiani - alla materna intercessione di Maria Santissima, Madre di Cristo e Madre della Chiesa.

Dopo l'Angelus:

[...]

In questa Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, sono lieto di salutare le rappresentanze di diverse comunità etniche qui convenute. Auguro a tutti di partecipare pienamente alla vita sociale ed ecclesiale, custodendo i valori delle proprie culture di origine. Saluto anche i brasiliani discendenti di emigrati del Trentino. Grazie di essere venuti!

Haiti: l'appello di P. Giuseppe Durante

Da Avvenire - martedì 19 gennaio 2010
Padre Giuseppe è da solo con duecento feriti:
"Il seminario di San Carlo è senza medicine"
L'appello. Il religioso chiede aiuto. Una catena di solidarietà in arrivo dalla Regione Lombardia e dal Veneto.
Padre Giuseppe è rimasto da solo, insieme ad una suora a fronteggiare l'emergenza. Intorno a lui, duecento feriti sistemati con soluzioni di fortuna nei locali del seminario.
I medici cileni che collaboravano con lui sono stati richiamati dall'ong di cui fanno parte, le scorte di medicinali sono finite, molti rischiano la cancrena.
Le comunicazioni telefoniche sono molto difficili, come nel resto del Paese, ma abbiamo raccolto il suo drammatico Sos e stiamo cercando di raggiungerlo. Forse domani saremo da lui, a Croix de Bouquet, alla periferia della capitale. Suor Marcella Catozza è in missione da quattro anni ad Haiti. Prsta la sua opera nella grande baraccopoli di Cité Soleil, una città nella città alla periferia di Port-au-Prince, ma per motivi di sicurezza dorme insieme alle consorelle della Fraternità missionaria francescana in una struttura adiacente al seminario San Carlo Borromeo messa a disposizione da padre Giuseppe Durante, missionario scalabriniano. In quindici anni di lavoro, grazie al contributo finanziario e all'aiuto di decine di volontari del Trevigiano, accanto al seminario sono sorte altre strutture: la sede della conferenza episcopale haitiana, un'azienda agricola, una scuola e un dispensario.
Il complesso, costruito da muratori e tecnici veneti, è una delle poche strutture scampate alla devastazione del terremoto. Suor Marcella, che appartiene alla Fraternità francescana missionaria, era rientrata in Italia a Natale per la morte della madre, e l'altro giorno è ripartita di nuovo per l'isola caraibica insieme a una delegazione della Regione Lombardia che sta portando farmaci e attrezzature di emergenza e che deve valutare gli interventi da realizzare nel medio periodo.
Padre Giuseppe è un uomo che ha dato la sua vita per la popolazione haitiana, un esempio commovente di dedizione all'uomo nel segno della fede - racconta la religiosa -. Ogni anno dalle parrocchie del Trevigiano arrivano volontari che collaborano all'ampliamento della struttura, diventata una vera città della carità. In queste ore si sono mossi per portare aiuto anche sua sorella e alcuni concittadini. (Giorgio Paolucci)

Solidarietà con Haiti

Carissimi Confratelli,
In questi giorni molteplici istituzioni di governo e di carità nel mondo si impegneranno a raccogliere fondi da inviare al popolo di Haiti, duramente provato dal terremoto che in pochi secondi ha spazzato via anche la speranza dai cuori della gente. In una nazione così provata dal disastro naturale è nostro dovere aprire il cuore alla solidarietà, anzitutto per seppellire i morti, sanare le ferite fisiche e psicologiche, soprattutto dei bambini, dar fiducia e infondere speranza, e infine ricostruire le infrastrutture sociali e familiari.

Per questo, se nelle comunità che serviamo si dovesse organizzare qualche segno di solidarietà, dalla Direzione Generale siamo disponibili a canalizzare le offerte raccolte perché giungano nella loro totalità ai nostri missionari scalabriniani, perché le usino, non tanto in costruzioni o riparazioni di edifici danneggiati (cosa che si farà a suo tempo), ma per sollevare le miserie del dolore umano in questo frangente.

La stessa Direzione Generale ha stanziato una prima somma di USD 20,000 (VENTIMILA).

Per inviare un contributo alla Direzione generale:

IN ITALIA: Banca Intesa SPA, Filiale n. 1684 - Roma Monteverde
IBAN: IT60 P030 6905 0780 0000 0020 427
Numero conto: 204 / 27
Conto intestato a: Casa Generalizia della Congregazione dei Missionari di San Carlo - Scalabriniani
Causale: fondo assistenza Haiti.

DALL'EUROPA: Banca Intesa SPA, Filiale n. 1684 - Roma Monteverde
IBAN: IT60 P030 6905 0780 0000 0020 427
BIC: BCITITMM729 - Numero conto: 204 / 27
Conto intestato a: Casa Generalizia della Congregazione dei Missionari di San Carlo - Scalabriniani
Causale: fondo assistenza Haiti.

NEGLI STATI UNITI e CANADA:
Inviare assegno a: Fathers of St. Charles (mettere nell'assegno la nota: Haiti Relief Fund)
209 Flagg Pl., Staten Island, N.Y. 10304

IN AMERICA DEL SUD, AUSTRALIA ed ASIA:
Inviare all'Economo Provinciale, che si incaricherà di avvisare la Direzione generale, la quale subito provvederà a inoltrare il corrispondente al conto di emergenza a carico dei nostri Missionari in Haiti.

A nome del Superiore generale, ringrazio fin d'ora per questo nostro segno di solidarietà verso il popolo Haitiano e in particolare verso i nostri confratelli e studenti Haitiani.

P. Livio Stella, c.s.
Economo generale

Roma, 14 gennaio 2010